Oggi hanno abbattuto il mio Pino.
Non era proprio il mio.
Mi è dispiaciuto. Molto.
Abbattuto e sminuzzato.
Aveva almeno quarant’anni, se le mie nozioni da scout non mi ingannano, e rubava il sole.
Faceva della nostra casa una cripta oscura.
Ma gli volevo bene.
Rubava la luce al mio condominio da almeno sette anni.
Io al buio sto da Dio, gli altri meno.
Mi sono sentita come un Na’vì a cui distruggono la foresta di Pandora.
E allora ne ho preso un pezzo, per farne un tavolino.
Un tavolino con quaranta anni di memoria.
Una memoria nel legno, che sa di siccità e di umidità, di anni felici e di anni stentati, un resina appiccicosa che sa di vita.
Quaranta anni concentrici, intarsiati nel legno.
Perché è glorioso essere albero.
Non oggi però.
Perdonaci.
Che sofferenza certe cose… e che giramento di scatole. Hai fatto bene a prendertene un ricordo.
Buona serata.
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