Dove lo avete preso? Lo avete scelto?
Mi ha chiesto oggi un collega, che di lavoro fa il medico e per giunta si occupa di chirurgia pediatrica. Verrebbe da credere, o meglio confidare, che, vista la professione, egli si sia negli anni di onorata e, ahimè , stimata carriera, rifornito di empatia, ragionevolezza e buon senso.
Invece no.
Dove lo avete preso smuove un mondo di dissenso all’improvviso e verrebbe da ribattere con il sarcasmo, come nei tanti video che circolano in rete sul tema dell’adozione, perché pare sia l’unica arma rimasta a disposizione verso gli imbecilli. Verrebbe da rispondere “ma sai in ferramenta vicino a casa, lo abbiamo preso lì, se ti interessa fanno ottimi sconti”.
Il tema, si sente dire, è delicato, un giustificativo che intende scagionare gli inopportuni e i cretini.
Ignoranza unita a curiosità e scarsa empatia uguale mediocre inadeguatezza. E invero, oltre a un moto di stizza istantaneo, provo sempre profonda pena.
“Lo avete scelto? “
“Sai che ti somiglia, che fortuna, pensa se era biondo”.
“Ma poi guarda alla fine i figli finiscono per somigliare ai genitori un po’ come i cani ai padroni”.
Diceva il mio professore durante la scuola di specializzazione “se hai un dubbio, una curiosità, studia. E nel mentre stai zitto”. Non giustifico più chi chiede ignorando i percorsi attraversati e le modalità abbracciate , chi non usa questo potente mezzo che è la rete per fini nobili di informazione . Non giustifico più chi non apprende da solo le regole che sottendono alla comunicazione verbale e non, chi sceglie di non ragguargliarsi su argomenti che a quanto pare stuzzicano molto la curiosità.
I figli non si scelgono, è stato detto. Frase assioma che circola credo dall’alba dei tempi. E manco i genitori, dicevano i nonni quando in crisi mistica adolescenziale uno si arrabbiava con la mamma o il papà.
L’amore si sceglie e ci sceglie , come succede con una strada. E a me pare così semplice.
La mancanza di amore, quella si che sa essere molto indelicata. E di questo bisognerebbe parlare.